E poi
capisci che il tempo passa, e che quella che è stata per te la prima compagna
di giochi e il punto fermo della tua infanzia, la piccola, adorabile,
insopportabile ed insostituibile peste che ha accompagnato e riempito di
dolcezza tante pagine della tua vita, è cresciuta. Succede all’improvviso,
quando meno te lo aspetti e magari nei momenti in cui si danno per scontato la
felicità e l’allegria, nei momenti in cui l’eccezionalità e l’unicità degli
stessi diventano garanzia di qualcosa di magico e prezioso, e non pensi che
questi possano sorprenderti tanto ed entrarti dentro per rimanerci per sempre.
Succede così, nell’attimo fugace di una discussione di una sessione di laurea,
quando quell’aula magna che di tesi e sedute di laurea ne ha viste tante, è
piena e le emozioni dei presenti sembrano palpitare all’unisono in un unico
grande battito, quando le luci si accendono e si smorzano discrete e, sul
palco, il maxischermo riporta tra formule e schemi e immagini sbiadite nel
luminoso alone del getto, le parole che dal microfono ti passano attorno;
quando, di fronte alla commissione riunita, i laureandi aspettano silenziosi il
proprio turno, e tutt’attorno è un pullulare trepidante di emozioni trattenute
e aspettative, di fiori rossi e di corone di lauro…quando i sussurri si sommano
ai flash fotografici intanto che sul palco ad uno, ad uno, quelli che furono anni
prima essi stessi matricole, testimoni di altre storie, bruciano
nell’interminabile attimo di una discussione, quella che è stata la loro storia
di studente fino ad allora, scrivono la parola “fine” alla propria vita
universitaria, dicono addio, forse inconsapevolmente eppure inevitabilmente ad
una giovinezza ed a un periodo di vita che li ha visti uscire di casa ancora
sbarbatelli e tornare uomini. È così che succede. E questa è una storia che,
all’università, ognuno di noi scrive consapevolmente ed inconsapevolmente, con
quella leggerezza di vita tutta giovanile da ex liceale che gioca finalmente a
fare il grande, e con quella gravità che ti scopre ormai più maturo nelle nuove
responsabilità. È una storia che sa di libretti firmati e di dispense da studiare,
di lezioni interminabili e appunti da prestare…
Succede
così, e lei che è sempre stata per te più di una sorella, lei che ha riempito
di amore e tenerezza i giorni più belli della tua vita, lei che con la sua
simpatia ed irresistibile forza di vita ti ha fatto ridere fino alle lacrime, e
che tante volte è stata così
insopportabile da farti prudere le mani dal nervoso e non sai se è perché ti ha
fatto venire voglia di prenderla a schiaffi, o solo di stringerla forte tra le
braccia, lei che ha una soluzione per tutto e nel dirti la verità è sempre
diretta, sincera, e ti fa pure ridere, lei che ci è sempre stata e che anche se
lontana ha asciugato le tue lacrime, lei che ha le braccia più dolci, più calde
e più sicure in cui trovare rifugio… che è così immensamente, terribilmente
eccezionale, generosa ed adorabile da farti commuovere anche il giorno più
importante della sua vita, perché con una naturalezza che disarma ed una
sensibilità e tenerezza che sconvolge, è capace di donarti, di dedicarti, quel
giorno per lei così importante e di accenderlo nel tuo cuore nella certezza
avvolgente e rassicurante di un “noi” senza tempo che incanta e seduce.
È stata
bravissima la mia dottoressa, lei che fino a ieri era ancora la mia sorellina
“tutta mia”, e che nell’attimo fugace di un battito di ciglia che ci ha scritto
dentro e attorno tante vite, la ritrovo donna e la scopro bellissima: mentre le
immagini esemplificative del suo progetto si susseguivano sullo schermo alle
sue spalle e la sua voce riempiva l’ascolto, man mano che la dissertazione
procedeva e le schermate passavano ordinate in sequenza, infatti, la vedevo
sicura e padrona di sé, valida, “grande” come sempre e forse anche di più, ed
era tutto il mio orgoglio ed il mio vanto.
Ci sono
persone nella vita che sanno incantarti fin dal primo istante, che sono un
dono, e che restano per te quello che sono sempre state anche se la vita porta
altre strade, ci porta lontano, “ci” sceglie altre vite.
Beh, lei è
stata il dono più bello fattomi, tanti anni fa, dai miei genitori, e se mai
starà leggendo questa mia breve (spero), questo mio sproloquio forse troppo mieloso e noioso che di sicuro, per lei
che è così pragmatica e diretta starà suonando stomachevole e troppo prolisso
(già me la immagino mentre mi dice…<<Ah
Là, taglia>>) le voglio solo dare il mio <grazie>, per tutto.
Perché ho
gli occhi ancora pieni di TE (e non dirmi <<esagerata>>
- come hai già fatto ieri, del resto n.d.r - che tanto lo so ma non posso
farne a meno), perché sei troppo in gamba per essere mia sorella, perché
l’altro giorno, nel leggere la dedica sulla tua tesi, l’emozione che ho provato
e che mi porto dentro è qualcosa di indescrivibile, è troppo grande e troppo
preziosa, è una magia meravigliosa che permea di sé, del suo conforto e della
sua dolcezza ogni “per sempre” che mi sussurro silenziosa.
Perché mi hai sorpreso e sconvolto ancora una volta per come sai essere così meravigliosamente te stessa, perché quel tuo gesto, che parla di te, del tuo amore, del tuo animo immenso e generoso, della tua insopportabile “acredine” alle volte che è solo una scorza del tuo carattere dolce e sincero, beh, quel tuo gesto, giunto a conclusione di un periodo di studio, dopo tanto impegno e tanti sacrifici, seppur mi fa paura perché non merito tanta considerazione e tanto amore, mi riempie di gioia.
Perché mi hai sorpreso e sconvolto ancora una volta per come sai essere così meravigliosamente te stessa, perché quel tuo gesto, che parla di te, del tuo amore, del tuo animo immenso e generoso, della tua insopportabile “acredine” alle volte che è solo una scorza del tuo carattere dolce e sincero, beh, quel tuo gesto, giunto a conclusione di un periodo di studio, dopo tanto impegno e tanti sacrifici, seppur mi fa paura perché non merito tanta considerazione e tanto amore, mi riempie di gioia.
Tanto che mi
ritrovo ebete a sorridere di fronte ad un pc, e a sentirti vicina come non mai.
Grazie per
tutto, piccoletta mia, perché la tua felicità è stata ed è anche la mia, perchè
le lacrime di gioia e gli abbracci dei tuoi amici che sono persone eccezionali
e di tutte le persone che ti vogliono bene, ripagano dalla inevitabile,
consapevole eppure triste “necessità” di doverti dividere e “condividere” con tutti
quelli che hanno la fortuna di incontrarti nel proprio cammino e di scoprire la
bella persona che sei; perchè la tua giornata è stata e sarà per sempre anche
la mia giornata, perché quel 110/110 che ti ha proclamato “Ingegnere” è solo
una piccola parte (un piccolo, grande riconoscimento del tuo valore) delle
mille cose che sei, che fai, che accendi dentro, quando ci sei.
Ti voglio
bene! Auguri Ingegnere!